INTERVISTA A JOANNA PENN

Non è stato facile, ma alla fine ho convinto Joanna Penn in persona a rilasciare un’intervista esclusiva qui a CrediNellaTuaStoria.com. Joanna è una delle autrici indipendenti più famose del pianeta. I suoi libri sono best-seller internazionali che hanno venduto centinaia di migliaia di copie in 84 paesi. In questa intervista (completamente tradotta in italiano), Io e Joanna parliamo del Self-Publishing del futuro, di come fare a diventare un autore indipendente di successo, di criticismo costruttivo e di come lasciarsi dietro un’eredità che faccia parlare di noi per generazioni.


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M.A. Ciao Joanna, grazie per averci dedicato un po’ del tuo tempo. Il tuo sito internet, TheCreativePenn.com, è una risorsa utilissima per scrittori e autori che vogliono creare storie avvincenti, e pubblicarle in modo professionale. Questo sito internet ha più di 1000 articoli e oltre 100 ore di informazioni formato audio. Posso chiederti che cosa ti ha spinto a scrivere il primissimo articolo e a condividere le prime informazioni che nell’arco degli anni hanno aiutato significativamente la comunità degli autori indipendenti?

J.P. Prima di tutto grazie per avermi invitato, Michele. È un piacere parlare con te. Ho iniziato TheCreativePenn.com nel dicembre del 2008, quindi parliamo di circa otto anni da quanto ho scritto quel primo blog post. Proprio per questo direi alle persone che c’è voluto del tempo. È come scrivere. Non si tratta di una cosa che si può fare in un breve intervallo di tempo. All’inizio ero molto infelice del mio lavoro, e per questo motivo diciamo che il mio ‘io’ creativo languiva. Non sapevo davvero che cosa volevo fare della mia vita. Andavo a lavoro, poi tornavo a casa, guardavo la TV, magari passavo il tempo con degli amici, e tutto questo mi ha portato a farmi la domanda: che cosa sono riuscita davvero ad ottenere fino ad ora, eccezion fatta che pagare le bollette? Volevo davvero iniziare a creare qualcosa di mio. Ho quindi scritto il mio primo libro, che oggi può essere acquistato come ‘Career change’. L’ho scritto come un modo per cambiare la mia vita. Mentre lo stavo scrivendo vivevo in Australia e a quel tempo considerai di pubblicarlo con l’editoria tradizionale (e siamo intorno al 2007). Però, mentre cercavo informazioni proprio per far questo, mi chiedevo: ma come funziona qui? Devi trovarti un agente, poi devi aspettare un bel po’ di tempo e io non volevo aspettare tutto quel tempo. Volevo pubblicare il mio libro. Quindi alla fine ho deciso di pubblicarlo indipendentemente nel 2007-2008, prima del Kindle, prima degli ebook, prima degli audiobook.

M.A. Prima che pubblicare indipendentemente fosse facile.

J.P. Esatto! E quindi ho autopubblica questo libro in formato cartaceo. Ho fatto talmente tanti errori, in quel primo processo di Self-Publishing. Non sapevo niente di marketing, e quindi in sostanza quello che ho deciso di fare fu creare un blog per condividere la mia esperienza e per parlare del movimento del Self-Publishing, che stava iniziando ad affermarsi proprio in quel momento, e anche per scrivere quello che stavo imparando su come pubblicizzare libri. Alla fin fine quello che stavo cercando di fare era pubblicare consigli per evitare che le persone venissero fregate. E come ho detto tutto questo accadeva nel dicembre del 2008. Nel 2009 il Kindle iniziò ad affermarsi veramente, si cominciarono a vedere i primi milionari Kindle in America, e alcune persone iniziarono a fare un bel po’ di soldi. Quindi cominciai a capire che questo movimento indie stava davvero decollando. E quello fu anche il periodo in cui creai il mio podcast, e cominciai a scrivere di più. Quindi direi anche al tuo pubblico in Italia che quello a cui stiamo assistendo è un effetto a catena a livello mondiale. Il movimento indie americano è iniziato nel 2008/2009. Qui nel Regno Unito, direi che il movimento indie ancora adesso non è davvero a quei livelli. Si è cominciato a vedere qualcosa attorno al 2014/2015, quindi qualche anno dopo rispetto agli americani. E ora stiamo cominciando a vedere una cosa del genere verificarsi anche in Germania. Non so per quanto riguarda l’Italia, ma la Francia è ancora indietro.

M.A. Sì, sono d'accordo con quello che stai dicendo. Ho personalmente intervistato autori indipendenti di spicco qui in Italia, persone che hanno raggiunto un certo grado di successo, e da queste interviste hai l’idea che l’Italia è un mercato molto più piccolo rispetto al mondo Anglo-Sassone. Ma qualcosa sta succedendo, perché gli autori con cui ho parlato, che pubblicano da cinque/sei anni ormai, stanno lentamente vedendo risultati.

J.P. Sì, credo che con il passare del tempo le cose stanno cambiando. Quindi, per tornare alla tua prima domanda, ho pubblicato quel primo blog post su quel sito perché volevo aiutare altre persone ad evitare gli errori che io avevo commesso. E vorrei dire alle persone che vogliono iniziare un blog che l’argomento che trattano deve essere qualcosa che li tiene costantemente interessati nel corso degli anni. Per quanto riguarda la sottoscritta, TheCreativePenn.com è incentrato più che altro sul mio viaggio come Self-Publisher. L’altro sito che gestisco, JFPenn.com, si concentra sui miei lavori di narrativa. Entrambi comunque si concentrano sul mio viaggio personale. Se tu ad esempio inizi un blog intitolato ‘Come pubblicare indipendentemente’, allora puoi parlare di una cosa sola, ma se inizi un sito con il tuo nome o qualcosa di simile allora puoi aggiungere contenuto con il passare del tempo e le persone continuano a visitare il tuo sito perché vogliono sapere di più su di te e su quello che stai facendo.

M.A. Certo, devi essere costante nel modo in cui produci e pubblichi materiale e ovviamente per farlo devi rimanere interessato a quello che stai scrivendo. Ora, Joanna, facciamo un salto nel presente. Tu hai scritto talmente tanti libri, nel corso di questi anni. Un certo numero di libri di saggistica, la serie triller Arcane, la serie triller The London Psychic, e così via. Questa potrebbe essere una domanda difficile, ma se tu potessi spendere un giorno con un personaggio che hai creato in uno dei tuoi libri, chi sarebbe lei o lui e che cosa faresti durante quel giorno?

J.P. Beh, fa ridere perché ovviamente quanto stai scrivendo narrativa in effetti trascorri un bel po’ di tempo con i tuoi personaggi. Quindi del tempo con loro ce lo spendi che tu lo voglia o meno. Morgan Sierra, il personaggio principale della mia serie Arkane, è un po’ il mio alter ego, quindi probabilmente non spenderei del tempo con lei perché, insomma, siamo simili. Ma c’è un personaggio, Martin, che è il capo bibliotecario dell’organizzazione Arkane e lui ha accesso a un po’ tutto, compresi i documenti segreti del Vaticano, e tutte quelle cose che i governi dei paesi tengono nascoste. Inoltre lui possiede questo congegno, questo spazio virtuale che può usare per trovare le informazioni che gli servono. Quindi probabilmente scegliere di passare del tempo nella sua biblioteca. Mi piacerebbe usare il suo dispositivo per scovare le cose tenute segrete e nascoste.

M.A. Per fare un po’ di danni, insomma.

J.P. Magari non proprio danni, ma fare ricerche. Voglio dire, una delle ragioni per cui amo scrivere è proprio perché mi piace fare ricerche. In questo momento sto creando una serie che gira attorno alle mappe e alla cartografia. Quindi sto imparando la storia delle mappe. E ci sono delle mappe davvero strane che alcune persone hanno inventato. Ci sono un bel po’ di cose che hanno fatte alcune persone mentre creavano mappe, e mi sta davvero entusiasmando. E questo diventerà la base della mia prossima serie triller. Non so ancora esattamente come, perché sono ancora nella fase della ricerca, ma mi piace davvero imparare e poi trasformare quello che ho imparato in una storia. Molte delle mie storie sono ambientate in Italia. Continuo a ritornare nel Vaticano. Avete un bel po’ di Santi lì, grotte, estuari. Quindi c’è un bel po’ d’Italia nei miei libri, e un po’ di questo viene anche dai miei viaggi. Quindi andrei a fare qualche ricerca in più con Martin al quartiere generale dell’Arkane.

M.A. E probabilmente anche ricerche sul campo. Magari a Roma, o da qualche altra parte. Invece di essere semplicemente una turista guarderesti con gli occhi di un autore. Ti guarderesti intorno e diresti magari: “Quella strade potrebbe stare molto bene in una scena di un mio libro.” E quando parlavi della creazione delle mappe mi hai fatto venire in mente l’ammontare di lavoro che a volte gli autori impiegano per creare il mondo dietro la storia. Mi hai anche fatto pensare ad un altro autore indipendente che credo tu conosca, si tratta del giovane Ben Galley. Lui ha scritto un blog post davvero interessante sulla creazione di mondi. Ora, torniamo a parlare di uno dei tuoi libri. Ma questo qui, a differenza degli altri, è un po’ particolare perché lo hai scritto a quattro mani con un altro autore. Come è stato scrivere ‘Risen Gods’ con J. Thorn? Differenze, o particolarità che hanno fatto sembrare questo processo migliore, peggiore o semplicemente più strano rispetto a scrivere da sola?

J.P. Risen Gods è ambientato in Nuova Zelanda. La premessa del libro è che i terremoti e gli sconvolgimenti naturali che accadono in Nuova Zelanda sono provocati dal ritorno degli dei Maori, ovvero la popolazione che abitava in quella terra prima dell’arrivo dei britannici. J. è uno scrittore di horror, è un uomo, e non l’ho mai incontrato di persona, ma solo on-line. Io non avevo mai scritto un libro assieme ad un’altra persona. In questo libro ci sono due protagonisti principali: un personaggio maschile e uno femminile. Non si tratta di un romanzo rosa ma c’è del romanticismo. Comunque, ci siamo detti: io scriverò l’uomo e tu scriverai la donna. Avremmo scritto scene diverse e ad un certo punto le avremmo messe assieme. O almeno, noi credevamo che sarebbe andata in questo modo. Ma in realtà alla fine c’è stato una specie di stravolgimento. A volte le persone dicono: come fai a descrivere un uomo se sei una donna, o come fai a descrivere un afroamericano se sei caucasico? Ma noi siamo autori, ci inventiamo le cose! Dopotutto le persone sono persone. Non credo che siamo poi così diversi, alla fin fine. In realtà siamo simili. Quindi alla fine è successo che io finivo con lo scrivere un capitolo sul kayaking, dove c’erano dei mostri marini, e J. scriveva altre parti. Ma quello che si è rivelato interessante è che siamo riusciti a scrivere davvero velocemente. Abbiamo finito il libro in tre settimane.

M.A. Wow! Tre settimane? 

J.P. E ti spiego perché. Io ho avuto per prima l’idea e poi l’abbiamo perfezionata assieme. J. vive nella costa orientale degli Stati Uniti e io vivo nel Regno Unito. Quindi io mi svegliavo, scrivevo circa duemila parole, e poi si svegliava lui cinque ore dopo, leggeva quello che avevo scritto e scriveva altre duemila parole. Quindi, in questo modo, ci siamo tenuti al passo a vicenda. Se una persona non scriveva, allora l’altra persona diceva, beh, perché non hai lavorato? Quindi quello si è rivelato essere un ottimo strumento di produttività perché ci ha spinto a scrivere molte parole. Era un po’ come se fossimo tre persone, invece di due, perché alcune delle idee che avevamo assieme erano molto meglio delle idee che avevamo singolarmente, quindi anche questo elemento ci ha aiutato parecchio nella stesura del libro. E poi ovviamente ci siamo aiutati a vicenda per promuovere l’uscita del libro. Quindi è stato davvero un successo. E io e J. potremmo anche collaborare nuovamente in futuro. J. scrive davvero molto con altri autori, e penso che lui sia portato per questo tipo di collaborazione perché è un musicista, e ovviamente i musicisti sono abituati a lavorare con altri musicisti. Per me quindi è stato molto istruttivo avere un tipo di esperienza del genere, specialmente per aiutarmi a lavorare sull’aspetto dell’insicurezza, una cosa che gli autori provano spesso. Si chiedono se stanno scrivendo un buon lavoro. Non vogliono che altre persone leggano i loro lavori grezzi, ecc. Ovviamente devi superare queste tipologie di insicurezze quando stai scrivendo con un’altra persona. Credo che anche quello abbia aiutato. È stato certamente un progetto interessante, ed uno che ripeterò in futuro.

M.A. Comunque sia, non m’interessa quello che dici. Scrivere un libro in tre settimane? Tu sei una macchina, non un essere umano.

J.P. (Risata) Sì, ma comunque era un lavoro di coppia, ed è un libro corto.

M.A. Questo mi fa pensare anche ad un incontro di tennis. Se il tuo avversario è bravo, allora anche tu sei invogliato a fare meglio per avvicinarti al suo livello. Diciamo che in pratica ti è accaduto questo: chiamiamo l’effetto tennis, che ti ha permesso di scrivere migliaia di parole al giorno, proprio perché volevi mantenere il passo con l’altro autore. Questo è stato un dietro le quinte molto interessante che non conoscevo riguardo la stesura di ‘Risen Gods’. Ora, cambiamo argomento e parliamo di te, Joanna. Qual è stato il criticismo costruttivo più utile che tu abbia mai ricevuto?

J.P. Beh, ho sempre pagato per una correzione professionale delle mie opere. Io credo che non dovresti prestare attenzione a persone che non sono pratiche nel correggere il genere in cui scrivi. Quindi il criticismo costruttivo che ho ricevuto è sempre stato da parte di professionisti. Credo che uno dei problemi maggiori che affrontano nuovi autori che fanno parte di gruppi letterari è che ascoltano critiche da parte di scrittori che non hanno mai pubblicato, oppure da scrittori che hanno pubblicato ma a cui non piace il loro genere. Quindi se scrivi romanzi rosa, e a criticare il tuo lavoro è qualcuno che scrive narrativa letteraria, non ha alcun senso, non è utile. E vedo questa cosa accadere un bel po’ di volte. Il miglior criticismo costruttivo che io ricevo, e lo ricevo su base giornaliera, viene dai curatori professionisti. Molte volte questo criticismo si concentra sulla struttura di una storia che è una parte importantissima della narrativa. Se la struttura della tua storia non ha senso, allora il lettore sarà perso. È un po’ come quando guardi un film e dici: ‘No. Qui c’è qualcosa sbagliato.’ Per questo il criticismo costruttivo per quanto riguarda la struttura della storia è così importante. I curatori noteranno anche cose come linguaggio ripetitivo, o parole ripetitive, o cose che hai ignorato dal punto di vista di strutturazione dei personaggi. Non mi viene in mente niente di specifico, ma in generale ricevere critiche da parte di professionisti è il modo in cui si migliora davvero. E loro dovrebbero trovare cose nuove in ogni libro che scrivi e tu dovresti diventare uno scrittore migliore in questo processo. Io sto scrivendo il mio quattordicesimo libro e ovviamente sono una scrittrice migliore di quella che ero quando stavo scrivendo il mio primo libro, ma continuo a ricevere feedback su come potrei migliorare. Sto leggendo un libro su come usare le emozioni, per cercare d’infondere più emozioni nella mia scrittura, oppure per cercare di non essere emotiva mentre scrivo, o cercare di sollecitare una reazione emotiva da parte dello scrittore. Questa è un’altra cosa che sto cercando di fare per diventare un’autrice migliore. Quindi direi assolutamente d’investire in professionisti che possano aiutarti a migliorare e di non ascoltare persone a cui non piace il tuo genere e che non sono curatori professionisti.

M.A. Quindi il criticismo costruttivo è davvero molto importante, ovviamente anche sforzarsi di diventare sempre migliori e la costanza sono tutte cose che hai accennato e che sono importanti nel processo di stesura e di correzione. Parliamo adesso di Self-Publishing. Questa è una domanda generica ma sono molto interessato al tuo punto di vista. Come vedi il Self-Publishing dieci anni nel futuro?

J.P. Credo che siamo già arrivati ad un punto in cui le cose sono cambiate parecchio. Io non mi chiamo più un’autrice Self-Publisher, io mi chiamo un’autrice indipendente perché gestisco una compagnia che vale diversi zeri, non ho dipendenti ma mi servo di una quindicina di persone che lavorano per me a contratto, e tra questi ci sono correttori di bozze, designers per le mie cover, commercialisti, assistenti virtuali.

M.A. Un vero e proprio team.

J.P. Esatto! E credo che stia diventando evidente una divisione tra persone che si danno al Self-Publishing per motivi personali, per esempio per un progetto personale, magari per pubblicare il libro del loro nonno, o il romanzo che vogliono scrivere, e le persone che fanno tutto questo trattandolo come un mestiere. Questi ultimi sono autori indipendenti professionisti che in pratica gestiscono una piccola casa editrice. Credo che assisteremo ad una continuazione di questa tendenza. Stiamo già vedendo alcuni dei più famosi autori indie pubblicare altri autori. Quindi in dieci anni vedremo sicuramente in America, Gran Bretagna e Australia una tendenza del genere progredire. Gli outsiders stanno diventando la corrente principale. Apple un tempo era un outsider ed ora è la corrente principale. Ci sono un bel po’ di compagnie dedicate ad aumentare la velocità di internet e la sua diffusione. Nel 2020 ci saranno cinque miliardi di persone in più su internet di quante ce ne sono oggi, e queste persone accederanno alla rete attraverso smartphones e mobile devices e non laptop e computer. Quindi per quanto riguarda me e questa finestra di dieci anni, sono molto eccitata perché mi aspetto di vendere libri in tutto il mondo in inglese, e se guardi anche a quello che stanno facendo Google Translator o Skype in un paio di anni noi due potremmo star parlando in inglese e delle persone potrebbero ascoltare al contenuto della nostra conversazione in italiano. E io credo che la stessa cosa accadrà nella traduzione di libri. Mi aspetto che noi saremo in grado di cliccare il bottone di un dispositivo per cambiare la lingua del libro. Mi aspetto che la tecnologia della comunicazione abbatterà un bel po’ di barriere. Mi aspetto molto più contenuto, formattato in una maniera più professionale, ma anche strumenti come intelligenze artificiali che miglioreranno il modo in cui viene trovato un prodotto. Oggigiorno tutti noi vogliamo che il nostro libro possa essere trovato da più persone, ma io credo che lo stesso libro dovrebbe essere informatizzato dal punto di vista di metadata. In futuro, una macchina o un’intelligenza artificiale farà in modo che sia più facile trovare il nostro libro. Quindi, ad esempio, diciamo che qualcuno legge un libro di un autore famoso e vuole avere la stessa esperienza emotiva che ha provato mentre lo leggeva. Un’intelligenza artificiale sarà in grado di trovare libri che diano al lettore quelle stesse emozioni anche se quello stesso lettore non ha mai sentito parlare dello scrittore che gli viene proposto dall’intelligenza artificiale. Credo che oggigiorno da questo punto di vista non ci siamo affatto. Ad esempio, pensa a quello che facciamo per far trovare il nostro libro: ‘digita sette parole chiave’. Andiamo! È ridicolo! Io vedo tutte queste cose cambiare in futuro e personalmente vedo il futuro del Self-Publishing e della pubblicazione indipendente in una chiave molto positiva. Inoltre, credo che sempre di più ai lettori e al mercato in generale non gliene importi niente di come vengano pubblicati i libri. L’aspetto relativo alla pubblicazione è solo una piccola parte dell’intero processo. La parte più significativa è scrivere e fare marketing. Credo quindi che la domanda: ‘In che modo pubblichi?’ non sia più importante.  

M.A. La tecnologia sarà una potente alleata di autori e in generale di tutte le persone che vogliono vendere un prodotto o diffondere un’idea. Torniamo a parlare di te, Joanna. Hai libri all’orizzonte, o progetti in cantiere?

J.P. Nel momento in cui stiamo parlando, fine di gennaio 2017, ho un nuovo romanzo in uscita, un libro ‘apocalittico’ ambientato in Israele e in altre località. Il nome è ‘End of Days’. Poi sto lavorando su questa trilogia incentrata sulle mappe, come accennavo prima. Ho anche un libro ambientato a New Orleans all’orizzonte, quindi viaggerò lì a marzo. Per quanto riguarda lavori di saggistica sto scrivendo un libro sullo Shadow Side. Un bel po’ di scrittori non dicono tutto quello che gli passa per la testa a causa di quello che la gente penserebbe di loro. Voglio dire, alcune persone superano questa barriera, ma la maggior parte degli scrittori specialmente all’inizio e specialmente se sono brave ragazze come me, beh, insomma, noi non scriviamo necessariamente tutto quello che abbiamo dentro perché potrebbe essere troppo cupo, o magari perché rivelerebbe episodi del nostro passato che non vogliamo rivelare. Quindi io voglio scrivere su questo argomento, su come fare a superare questi tipi di impedimenti e su come poter usare questi lati oscuri nella nostra scrittura. Per questo motivo parlerò con autori horror. Insomma, voglio capire come usare la parte oscura della nostra umanità per rendere i nostri libri più reali. Quindi argomenti interessanti, che si spera aiutino il mio stesso processo di scrittura. Per chi è interessato ai miei libri più dark andate a dare un’occhiata a Desecretion, che è il primo libro della mia serie London Psichic. 

M.A. Un bel po’ di cose interessanti all’orizzonte, e voglio sottolineare il fatto che nonostante tu abbia così tanto successo non smetti mai e poi mai di leggere e di ricercare e in generale di cercare di migliorarti un po’ alla volta. 

J.P. Mi piace farlo! Ho speso così tanto tempo facendo un lavoro che odiavo. Amo quello che faccio adesso, quindi ogni giorno mi ripeto: ‘Amo il mio lavoro!’

M.A. Sei nel tuo elemento, questa è la cosa che ti definisce. Va bene, Joanna. Terminiamo questa intervista con quella che io definirei una domanda piuttosto profonda. Alla fine del tuo viaggio, come vorresti che la gente ricordasse Joanna Penn? 

J.P. Io sono due persone: Joanna Penn e J.F. Penn. Joanna Penn aiuta altre persone sul sito TheCreativePenn.com e scrive saggistica. Avevo un obiettivo, l’ho scritto nero su bianco un paio di anni fa, voglio aiutare un milione di persone a pubblicare un milione di libri. E mi piace ricevere email che dicono che ho aiutato qualcuno a pubblicare un libro. Quindi vorrei decisamente essere ricordata come la persona che ha aiutato quel numero di persone a pubblicare il proprio libro. Per quanto riguarda J.F. Penn mi piacerebbe semplicemente emozionare le persone con le mie storie. Da un punto di vista più ampio voglio lasciarmi dietro un’eredità di tipo economico per la mia famiglia. Questa è una parte importante dell’essere un authorpreneur. Il compenso economico può essere davvero buono! Voglio fare in modo che da quel punto di vista i miei familiari ricevano qualcosa quando non sarò più qui. Anche dal punto di vista di copyright, che dura per cinquanta-settanta anni dopo che io sono morta, voglio essere sicura che i miei lavori beneficino le persone che mi stanno a cuore, ma voglio fare anche più di questo. Mi piace ricordare alle persone di Beatrix Potter, che era una scrittrice per bambini, che ha comprato un distretto in Gran Bretagna che è uno dei distretti più belli, lo ha comprato e lo ha regalato agli abitanti della Gran Bretagna. Quindi se un turista passa per quel distretto vedrà che quel luogo è così grazie a quell’autrice, che ha comprato quel terreno con i ricavati dei suoi libri per darlo alle persone. Questo genere di cose m’inspira molto. Ma mentre sono viva, scriverò un bel po’ di libri. 

M.A. Continuerai ad essere una macchina e ci darai grandiosi libri da divorare. Va bene Joanna, voglio ringraziarti a nome della comunità degli autori indipendenti italiani per aver risposto a queste domande. Voglio anche augurarti un titanico in bocca al lupo a te, e ai tuoi progetti futuri.

J.P. Grazie a te per avermi intervistata e se il tuo pubblico è interessato, sentitevi liberi di visitare www.TheCreativePenn.com. Ho un podcast, è in inglese, ma se siete interessati ci sono più di 300 episodi e sono anche su twitter come @TheCreativePenn se avete domande da farmi.


Joanna Penn è una autrice best-seller del New York Times e di USA Today. Ha scritto e pubblicato indipendente 21 libri e venduto oltre 500.000 copie in 84 paesi e in 5 lingue.

Ha creato e gestisce il sito www.TheCreativePenn.com, una delle risorse più visitate e condivise del mondo quando si tratta di scrittura, di marketing e di Self-Publishing. 

Gestisce inoltre un podcast che tratta degli stessi argomenti, che è stato ascoltato decine di migliaia di volte da persone in dozzine di paesi diversi. 

Joanna è anche un’imprenditrice, premiato a livello internazionale e votata come una delle persone più creative del Regno Unito dal The Guardian.


Michele Amitrani è uno scrittore, blogger, podcaster e YouTuber.

Ha pubblicato la storia breve ‘Quando gli Uomini Sognavano Petrolio,’ (tradotto in inglese come ‘When Gold was Black’) il libro Self-Help ‘Confessione di un Autore Indipendente’ e la serie di fantascienza ‘Onniologo’, tradotta in inglese con il titolo “Omnilogos".

Michele ha creato www.CrediNellaTuaStoria.com, un sito dedicato a scrittura, Self-Publishing ed authorpreneurship e l’omonimo canale YouTube dove pubblica periodicamente tutorial e video per aiutare altri scrittori a produrre e sponsorizzare le proprie opere. Ha inoltre creato il podcast, Credi Crea, che vuole essere un mezzo per diffondere una cultura del Self-Publishing con la ’S’ maiuscola.


Nota sulla traduzione e sulla trascrizione. Per rendere l’intervista più semplice da leggere e scorrevole per il pubblico italiano a volte il curatore ha modificato il tempo verbale o la sintassi di alcune frasi, sempre mantenendo il significato più fedele possibile all’intervista originale, che può essere ascoltata a questo indirizzo. È vietata la riproduzione di questo brano senza il consenso scritto di Michele Amitrani. Tutti i diritti riservati.