INTERVISTA AD ANDREA BETTONCELLI

Oggi ho il grande piacere di ospitare a CrediNellaTuaStoria.com Andrea Bettoncelli, Managing Editor & Editor-in-Chief del sito internet Gamobu, una provincia del cyberspazio che si occupa di entertainment digitale, e-commerce, editoria e self-publishing. Ma Gamobu è molto più di questo, è un esperimento in divenire che sta attirando sempre di più l’attenzione su di sé grazie al contenuto interessante che offre e alla professionalità dei suoi curatori, il tutto condito da spirito d’iniziativa e pura e semplice voglia di fare la differenza. Oggi Andrea ci spiega che cosa sta cercando di fare grazie al progetto Gamobu, perché crede che il self-publishing possa essere definito come una forma di ‘democratizzare’ e per quale motivo una buona dose di audacia affiancata da un semplice personal computer potrebbe cambiare tutte le carte in gioco.

M.A. Ciao Andrea e benvenuto. Da parte mia e da parte dei lettori di CrediNellaTuaStoria.com, grazie per averci dedicato un po’ del tuo tempo. 

A.B. Grazie a te Michele, è un piacere essere qui a fare due chiacchiere.

M.A. Parlaci un po’ di te. Chi è Andrea Bettoncelli?

A.B. Un ragazzo che ha la fortuna di poter lavorare ogni giorno in mezzo ai libri, digitali o cartacei che siano. Ho una laurea in giapponese anche se al momento sono di base a Londra. In più c’è Gamobu, un progetto che mi occupa quasi a tempo pieno ormai e al quale posso lavorare ovunque mi trovi! 

M.A. Vediamo se riusciamo a capire un pochino di più su di te a partire dai tuoi gusti. Quali sono i tuoi tre libri, film e videogiochi preferiti in assoluto?

A.B. Difficile scegliere! Vediamo, per quanto riguarda i libri direi “Il Conte di Montecristo” di Dumas, “Kafka sulla spiaggia” di Murakami, e “Glamorama” di Ellis. Per quanto riguarda i film, quello che ho visto più volte è senza dubbio “The Blues Brothers” (1990), ma anche “Whiplash” (2014) ed “Eyes Wide Shut” (1999) hanno lasciato il segno. Per quanto riguarda i videogiochi invece direi la trilogia di Uncharted, in attesa del quarto capitolo. 

M.A. Parliamo di Gamobu, il sito internet che co-gestisci. Di che cosa si occupa?

A.B. È un progetto di cui parlo con grande amore. Gamobu è nato da un’idea che ho sviluppato insieme a Ivan Dalla Massara, un ragazzo brillante che ho avuto la fortuna di conoscere ai tempi dell’università. Ci abbiamo lavorato duramente giorno e notte per qualche mese e poi il 10 ottobre 2014 siamo andati online. All’inizio ci siamo focalizzati molto sull’intrattenimento digitale, un settore molto affascinante, poi col tempo abbiamo deciso di focalizzare le nostre attenzioni su realtà specifiche: crowdfunding, coworking, self-publishing, e-commerce. Per come la vediamo noi, questi quattro settori devono ancora vivere in Italia quel boom che hanno invece già sperimentato altrove. L’aumento costante di visite che il sito ha ricevuto è un bel segnale che ci abbiamo visto giusto.

M.A. Su Gamobu scrivi spesso di Self-Publishing, un argomento che sta molto a cuore ai lettori di CrediNellaTuaStoria.com. Per quale motivo hai deciso di trattare questo tema?

A.B. Ho un background in editoria, sia per motivi di studio sia per lavoro. Ogni giorno ho a che fare con autori ed editori, quindi ho la fortuna di poter avere una doppia prospettiva su cosa entrambe le categorie vogliano. L’editoria in cui lavoro oggi è sicuramente molto diversa da quella in cui avrei lavorato vent’anni fa, in quanto la rivoluzione digitale ha comportato nuove esigenze per autori ed editori, ma anche per i lettori. Vogliamo tutto e lo vogliamo prima di subito. L’editoria aveva bisogno di cambiare e credo che il self-publishing rappresenti un modello interessante in questo senso (anche se non è necessariamente la soluzione). Ci sono pro e contro, ma per come la vedo io questo sistema rappresenta una democratizzazione di come usufruiamo dei libri: se chiunque può pubblicare qualcosa, allora saranno i lettori a scegliere cosa è buono e cosa no. La qualità sarà in mano ai lettori e non più agli editori, con tutti i rischi che questo comporta.


L’editoria in cui lavoro oggi è sicuramente molto diversa da quella in cui avrei lavorato vent’anni fa, in quanto la rivoluzione digitale ha comportato nuove esigenze per autori ed editori, ma anche per i lettori. Vogliamo tutto e lo vogliamo prima di subito.
— Andrea Bettoncelli

M.A. Hai mai pensato di pubblicare indipendentemente un libro? Se dovessi decidere di farlo, che argomento/genere sceglieresti?

A.B. A dire la verità… qualcosa già bolle in pentola, sì! Per adesso posso solo dire che è un progetto a cui ho iniziato a lavorare negli scorsi mesi, e il piano è quello di pubblicarlo entro la fine dell’anno. 

M.A. Su Gamobu si discute spesso di Social Media, Web Marketing e di E-Commerce. Chiaramente, date una grande importanza al contenuto che oggigiorno le persone costruiscono nel cyberspazio nelle forme più svariate: video, immagini, blog, news e siti internet. Parliamo proprio di siti internet, e dell’importanza che possono avere per diffondere un’idea, vendere un prodotto o anche solo informare su certi fatti. Più in particolare, parliamo del concetto di ‘Piattaforma’, ovvero un luogo nel cyberspazio che una persona possiede e controlla (come, appunto, un sito internet). Quanto credi sia importante avere una Piattaforma nell’era digitale odierna? A chi può essere utile?

A.B. C’è un termine che non hai utilizzato, e che secondo me è fondamentale quando si parla di piattaforme: community. Tutto quello che viene pubblicato online, ha lo scopo di essere trovato dal maggior numero di utenti possibile. Sia che si tratti di questa intervista sul tuo blog, di un comodino su Amazon, o di un video di PewDiePie su YouTube, un “contenuto” online deve trovare il proprio pubblico e incentivare un’azione (condividere, commentare, acquistare, etc.). Una piattaforma serve a chiunque utilizzi internet, anche se a volte ne usiamo una senza rendercene conto. Una piattaforma ben fatta aiuta l’autore (o il venditore, se parliamo di e-commerce) a creare una connessione diretta con l’utente, dando vita una relazione che va coltivata nel tempo. Come nella vita reale, la fiducia è fondamentale. Se ti senti “sicuro” della piattaforma in cui ti trovi, se sai che altre persone si fidano, allora sei più propenso a credere a quello che leggi e/o a comprare i prodotti esposti. 


Una piattaforma serve a chiunque utilizzi internet, anche se a volte ne usiamo una senza rendercene conto. Una piattaforma ben fatta aiuta l’autore (o il venditore, se parliamo di e-commerce) a creare una connessione diretta con l’utente, dando vita una relazione che va coltivata nel tempo.
— Andrea Bettoncelli

M.A. Gamobu ha come obiettivo offrire una panoramica sul mondo dell’entertainment digitale. Come spiegate voi stessi: ‘si tratta di un campo in impressionante crescita e continuo sviluppo, dove colossi dell’informazione e new media si fronteggiano a colpi di innovazione. In ogni garage, ogni giorno, può nascere una start up in grado di cambiare le carte in gioco, soddisfacendo o creando una domanda nel mercato in modi del tutto nuovi.’ Mi piace il vostro approccio e mi fa pensare a quello che dice Seth Godin, uno dei più famosi guru del web-marketing, ovvero che oggigiorno chiunque può influenzare un numero significativo di persone con l’ausilio di un semplice smartphone e di un personal computer. Secondo te è davvero possibile cambiare le carte in tavola a partire da strumenti all’apparenza così limitati? 

A.B. Bella citazione! Quella su Godin, non la nostra eheh… Comunque non posso che essere più d’accordo. Quanto sfruttiamo realmente dei nostri smartphone o computer? Il 20-30%? Gli strumenti tecnologici di cui siamo circondati possono permetterci di fare molte cose di cui non siamo neanche consapevoli, senza contare il fatto che internet ci consente di ampliare in maniera illimitata la nostra conoscenza. Penso ai MOOC (corsi aperti online su larga scala), che offrono enormi opportunità. Se domattina mi svegliassi con il folle impulso di studiare ingegneria aerospaziale, potrei iscrivermi a un corso online sul sito del MIT di Boston. Nel caso volessi passare a giurisprudenza, ci sono sempre i corsi online di Yale, e via dicendo. Internet ci offre tutta la conoscenza del mondo, ma lo fa in compartimenti stagni: spetta a noi unire i puntini.

M.A. Ora, Andrea, facciamo un vero e proprio volo d’immaginazione. Ipotizziamo che un cambiamento spazio-temporale imprevisto ti porta indietro nel tempo di venti anni, preservando la tua età e i tuoi ricordi. Con le tue conoscenze odierne di E-Commerce e social media, e sapendo quello che potrebbe accadere nel campo dell’entertainment digitale, secondo te in che modo potresti utilizzare questa tua preziosa conoscenza? Battere Facebook sul tempo e cercare di creare il primo, vero social media della storia? Magari fondare un negozio virtuale come Amazon? Qualcosa nel mezzo?

A.B. Ti dirò, sono piuttosto felice della mia vita e non credo che lo sarei di più se avessi fondato Amazon o inventato un social network. Avrei avuto più soldi in banca certo, ma preferisco vivere sviluppando progetti che nascono dalle mie idee. Sono un grande fan di personaggi à la Jeff Bezos o Richard Branson, perché hanno avuto la capacità di “leggere” la società e creare servizi che le persone ancora non sapevano di volere. Ci sono aziende che oggi decidono di aprire una propria piattaforma e-commerce mentre Bezos ci era arrivato già nel 1994! Seguendo il tuo volo pindarico dunque, credo che se mi trovassi trasportato indietro nel tempo di vent’anni preferirei investire in una di queste idee piuttosto che “prendermene il merito.”

M.A. Ultima domanda, per raccontarci un po’ di più sulla tua storia. Tu sei un italiano all’estero (hai vissuto negli Stati Uniti, Giappone e vivi attualmente a Londra). Che cosa ti ha spinto a lasciare il Bel Paese? 

A.B. È una domanda che mi fanno spesso. Le persone si aspettano una risposta del tipo “l’Italia è un Paese fallito, dove lo Stato ti mangia i risparmi e i lavori migliori vanno ai figli di papà,” ma io non la penso così.


Penso che l’espressione “fuga di cervelli” sia tra le più inflazionate degli ultimi vent’anni nel nostro Paese.
— Andrea Bettoncelli

Ho avuto la fortuna di viaggiare molto, soprattutto grazie all’aiuto e al supporto della mia famiglia, ma resto dell’idea che l’Italia sia un posto incredibile dove vivere. Ho mantenuto grandi amicizie e cerco di tornare dove sono nato almeno un paio di volte all’anno. Se vivo all’estero è perché sono generalmente curioso, e ci sono cose che non puoi conoscere attraverso i libri ma devi sperimentare sulla tua pelle. Penso che l’espressione “fuga di cervelli” sia tra le più inflazionate degli ultimi vent’anni nel nostro Paese: si applica in un caso su un milione, soprattutto per individui con una preparazione di un certo tipo. Molti ragazzi preferiscono scappare dall’Italia per andare a Londra piuttosto che in Australia o Germania a fare lavori che a casa propria non farebbero neanche costringendoli con una frusta. Ci vuole onestà intellettuale, altrimenti si rischia di essere ridicoli.

M.A. Grazie mille per averci dedicato un po’ del tuo tempo Andrea. Un titanico in bocca al lupo a te e al progetto in continuo sviluppo che è Gamobu.

A.B. Grazie a te Michele, e un saluto a tutti i tuoi lettori!


È stato un vero piacere ospitare Andrea e mi auguro di riuscire a collaborare con lui nuovamente in futuro. Nel frattempo, vi lascio con un consiglio: Gamobu è un sito internet che vale davvero la pena visitare. Se siete interessati anche solo di striscio agli argomenti trattati da Andrea, il suo angolo di cyberspazio potrebbe presto diventare una delle vostre destinazioni preferite. 

Domanda: Siete curiosi di esplorare meglio uno dei temi trattati da Andrea? Vi aspetto nella sezione commenti!